Chiesa dei Ss. 40 Martiri alla Guilla – breve guida

Situata nella omonima piazzetta la Chiesa intitolata a S. Ranieri ed ai Santi Quaranta Martiri, fu edificata, con molta probabilità alla fine del 1608, dalla Confraternita della Nazione Pisana a Palermo.
Il 29 agosto dello stesso anno, i procuratori della Confraternita stipularono il contratto di acquisizione in regime di "enfiteusi" , locazione perpetua, dai Padri degli Orfani dell'Opera Navarro di una "domus terranea et solerata consistente in sex corporibus cum viridariolo … subtus quam decurrit flumen Dainsindi", per un canone annuo di 18 onze e 15 tari.
La costruzione della nuova Chiesa procedette malgrado il contrasto insorto con la vicina Commenda di S. Giovanni alla Guilla che reclamava i suoi diritti sul terreno di "proprietaria et utilis domina", contenzioso composto amichevolmente in un concordato del 1613. Nel 1725, come da trascrizione posta sulla parete a sinistra dell'ingresso, si effettuarono i lavori di rifacimento oggi non chiaramente identificabili. Allo stesso anno si fa risalire l'inizio dei lavori di decorazione pittorica che i rettori del sodalizio pisano affidarono a Guglielmo Borremans.

Situata nella omonima piazzetta la Chiesa intitolata a S. Ranieri ed ai Santi Quaranta Martiri, fu edificata, con molta probabilità alla fine del 1608, dalla Confraternita della Nazione Pisana a Palermo.
Il 29 agosto dello stesso anno, i procuratori della Confraternita stipularono il contratto di acquisizione in regime di "enfiteusi" , locazione perpetua, dai Padri degli Orfani dell'Opera Navarro di una "domus terranea et solerata consistente in sex corporibus cum viridariolo … subtus quam decurrit flumen Dainsindi", per un canone annuo di 18 onze e 15 tari.
La costruzione della nuova Chiesa procedette malgrado il contrasto insorto con la vicina Commenda di S. Giovanni alla Guilla che reclamava i suoi diritti sul terreno di "proprietaria et utilis domina", contenzioso composto amichevolmente in un concordato del 1613. Nel 1725, come da trascrizione posta sulla parete a sinistra dell'ingresso, si effettuarono i lavori di rifacimento oggi non chiaramente identificabili. Allo stesso anno si fa risalire l'inizio dei lavori di decorazione pittorica che i rettori del sodalizio pisano affidarono a Guglielmo Borremans.

L 'esterno della Chiesa

La facciata, serrata tra due lesene, è sovrastata da un timpano triangolare. Il portale è classico ed è sormontato da uno stemma in cui campeggia la croce di Pisa. In alto si aprono due finestroni rettangolari.
A sinistra, un porticato cinquecentesco, testimonianza degli edifici preesistenti (ex corporibus) all'edificazione della Chiesa, collega il lato occidentale della Chiesa con il corpo di fabbrica a due piani in cui oggi sono ospitati gli uffici della Confraternita di Maria SS. dei Sette Dolori.
Sotto la grande arcata del portico i Pisani collocarono "il collo di puzo et lu ferru" trasportati dalla precedente loro Chiesa, dedicata sempre ai "Santi Quaranta Martiri”, costruita presso la porta San Giorgio e che erano stati obbligati a cedere nel 1605 per consentire la costruzione della Chiesa di S. Cita come è a noi pervenuta.
Dalla precedente Chiesa furono reinseriti in quella nuova della Guilla: "li quadri di pittura, l'immagine del SS. Crocifisso, li campani ed una balata di marmora".
Sul piccolo campanile venne sistemata la vecchia campana e davanti al presbiterio, sul pavimento, venne collocata la pietra tombale già usata nella Chiesa della Marina.

 

L'interno della Chiesa

L'interno della Chiesa è ad unica navata, ricoperta da volta a vela, di impostazione oratoriale come caratteristica delle Chiese delle Confraternite del tempo. A due terzi del percorso si aprono lungo la navata due cappelle contrapposte dedicate rispettivamente a destra a S. Ranieri ed a sinistra a S. Torpè e a S. Evelino. Illuminata da sei finestre, tre per lato, e da un occhio sopra l'Altare maggiore, la chiesa si sviluppa lungo l'attuale via Beati Paoli.
Il pavimento è stato realizzato in maiolica decorata, oggi sensibilmente logorata dal tempo dall'umidità e dall'incuria.
Le superfici delle pareti e della volta sono interamente ricoperte dagli affreschi di Guglielmo Borremans, come attesta la scritta sopra la porta di ingresso alla chiesa: GULIELMUS BORREMANS ANTUERPIENSIS PINXIT". "Nel 1725 Borremans ricevette l'importante commissione da parte del regio beneficiale Antonio Morabito della decorazione della chiesa dei Santi Quaranta Martiri, realizzata a spese della nobiltà palermitana di origine pisana."
Questo ambiente, con la sua lussureggiante decorazione, è uno dei più preziosi esempi di come le chiese palermitane tendono ad assimilare le caratteristiche dei palazzi aristocratici. I personaggi sacri dipinti dal Borremans parlano lo stesso linguaggio dei mitici abitatori dell'Olimpo, forse con un tono addirittura meno aulico e più quotidiano. Inoltre ogni particolare dipinto le finte architetture, i paesaggi, gli elementi fitoformici, le statue a grisailles - contribuisce a creare questo spazio dedicato al culto lo stesso illusorio splendore dei saloni patrizi". (da: LA PITTURA DEL SETTECENTO IN SICILIA di Citti Siracusano - DE LUCA EDITORE). Nella realizzazione degli elementi architettonici il Borremans fu coadiuvato, probabilmente, dall'architetto Palermitano F. Ferrigno. Parziale è il suo intervento nelle pareti, alla realizzazione delle quali parteciparono aiuti: non si esclude la presenza del fratello Luigi.
Al centro della volta, tra due riquadri con angeli, è il grande riquadro con la raffigurazione della "Assunzione della Vergine".

Elementi architettonici raccordano la volta alle pareti della navata. Nelle vele e nei riquadri sono dipinti paesaggi e tondi con immagini di Beati, di Sante Vergini Pisane.
Sulle pareti gli affreschi della vita di S. Ranieri e dei Santi Pisani sono scanditi aritmicamente da lesene in cui figurano gli ovali con immagini di edifici simbolo della “Nazione Pisana”, per ricordare la patria lontana.
A sinistra dell’ingresso sul primo tratto della parete della navata campeggia il grande riquadro con l’affresco del Martirio di S. Evelino

Segue la cappella dedicata a S. Torpè e a S. Evelino con gli affreschi che raffigurano: Mosè che innalza il bastone con il serpente ed il sacrificio di Isacco. Al centro della cappella, sull’altre, è la statua seicentesca della Madonna dei Cancelli, detta S. Maruzza.

Al centro del grande cappellone del presbiterio, sull’altare, laddove in origine era stato posto un quadro di Vincenzo da Pavia raffigurante " il martirio dei Soldati Sebasteni della XII Legione Fulminata" (oggi presso la Galleria Regionale Siciliana) vi è un pregevole Crocifisso ligneo di proprietà della Confraternita di Maria SS. dei Sette Dolori, cui la Chiesa è affidata. Ai lati del Crocifisso sono gli Angeli provenienti dalla chiesa dei Ss. Cosma e Damiano.

La parete destra del presbiterio porta l’affresco con la Madonna che appare a S. Ranieri.

Segue, risalendo la parete destra della navata verso l’ingresso, la cappella dedicata a S. Ranieri con gli affreschi del Battesimo di S. Ranieri e con l’angelo che annuncia al Santo il martirio. Nella Cappella è custodita la “vara” con la statua votiva di Maria SS. dei Sette Dolori, patrona della Contrada della Guilla, in festa nella terza settimana di settembre quando viene celebrata con un ricco programma di eventi religiosi di riflessione, preghiera e liturgici che si concludono con la solenne processione del fercolo per le vie del quartiere e zone limitrofe.

Segue il grande affresco sulla parete della navata l’affresco in cui S. Ranieri è raffigurato con il leone.

La visita si conclude ammirando l’affresco, incorniciato in un grande riquadro sopra la porta di ingresso, in cui è raffigurato un momento della missione del pisano Iolo presso i tartari.

Rielaborazione a cura dell'"Officina Territoriale Centro storico 1 del team cultura e turismo del progetto Policoro Arcidiocesi di Palermo" della documentazione elaborata dall’Istituto Magistrale Statale “REGINA MARGHERITA” di Palermo in occasione della manifestazione “Palermo apre le porte – La Scuola adotta un monumento del 1998.